"Il consiglio straordinario impegna l’amministrazione a chiedere alla Prefettura di revocare la decisione assunta di inviare 30 immigrati agli Altipiani di Arcinazzo".
Questa la mozione votata all’unanimità dal consiglio comunale straordinario di Trevi,che si è svolto venerdì pomeriggio alle ore 17,durato circa un’ora , al quale ha partecipato un discreto pubblico ma non troppo,però, per il tema trattato. Il sindaco nel suo intervento ha ribadito la sua contrarietà alla decisione della Prefettura di inviare una trentina di immigrati nella struttura del “Caminetto” agli Altipiani di Arcinazzo senza alcuna concertazione con l’amministrazione comunale e senza preavviso alcuno tranne una telefonata di cortesia del prefetto al sindaco il pomeriggio del 10 maggio nella quale si annunciava la decisione di aver destinato circa 30 profughi alla struttura di quella che veniva definita fino a qualche tempo fa la “Piccola Svizzera”.Un consiglio tranquillo che ha avuto un sussulto solo quando il consigliere di minoranza Pietro Bianchini dichiarava i suoi dubbi sul fatto che il sindaco non fosse a conoscenza dell’arrivo dei profughi già da qualche giorno . Il sindaco, poi, ha evidenziato che l’accordo tra Ministero dell’Interno e Anci stabilisce la misura di 6 profughi ogni mille abitanti quindi Trevi dovrebbe essere destinatario di 10-11 immigrati. La mozione votata dal consiglio comunale di Trevi è stata inviata anche al Comune di Arcinazzo Romano, che già ha espresso per vie brevi il proprio sostegno all’iniziativa, e al comune di Piglio finché adottino analoga determinazione onde poter insieme rappresentare alla Prefettura ed al ministero degli Interni la situazione di disagio determinatosi e chiedere il provvedimento di revoca. C’è da dire che il consiglio comunale straordinario stato snobbato dai giovani più interessati a presentare, presso l’albergo che ospita il centro di accoglienza, il proprio curriculum per sperare in una assunzione. C’è da domandarsi se in un territorio dove, c’è attrito tra paesi, dove in ogni comunità cresce sempre più l’individualismo e dove non esiste più la coesione sociale ma imperversa l’odio e l’invidia si può parlare ancora di accoglienza? E come verranno trattati questi profughi in queste zone dove il disagio sociale ed economico si fanno sempre più dilaganti? Come e perché, poi, contrastare questo fenomeno che è l’unica possibilità di lavoro in queste zone dove la rassegnazione regna sovrana e le idee di un improbabile rilancio vanno a farsi fottere insieme ai sogni che si allontanano con il vento!
MC