La prima di Vini Naturali a Roma è del 2009, nel frattempo ha cambiato nome ma non formula. La qualità media dei vini proposti è cresciuta solida e costante nel tempo. A questo gruppo di vignaioli, al di là della definizione di più o meno felice, va riconosciuto il merito di aver saputo portare con grande determinazione l’attenzione su questioni essenziali, ponendo dubbi, stimolando confronti: sostenibilità, visioni a lungo termine, nuovi riferimenti di gusto. Al netto di mode ed eccessi, questi stimoli hanno finito per condizionare molte aziende più strutturate spingendole a rivedere modelli e convenzioni. Ecco le impressioni dell’ultima edizione.
Tra le "sicurezze laziali" spicca un cesanese di Olevano Romano, ecco la scheda dedicata ad esso: "Dove c’è pomodoro, pecorino e guanciale, lì troverete il Silene. Il naturale prolungamento dell’amatriciana è il Cesanese di Olevano Romano di Damiano Ciolli. Negli ultimi anni ha affinato il profilo aromatico, ha guadagnato slancio e incisività; il Silene 2014 ha una smaliziata e sottile vena aromatica, profumi nitidi di rosa e anice; la bocca è succosa, efficace e avvolgente, con un profilo intrigante di erbe balsamiche; il finale è già ben risolto, lieve, dal sapore prolungato e soffuso. Gran bel vino. L’altro suo Cesanese, il Cirsium 2012, prova a ribaltare le nostre preferenze grazie a un’energia e una struttura solidissima, è un vino più denso e materico. Ci giochiamo un gettone facile: è una delle migliore annate prodotte e invecchierà con grazia. Ciò detto, continuiamo a preferirgli il Silene".
Anche il Cesanese del Piglio non è passato inosservato: "sempre molto valida la batteria di Piero Maciocca e Rosa Alessandri, i vini della cantina La Visciola valgono ogni centesimo speso".