E' stato costretto a licenziarsi da impiegato di Poste italiane per assistere i suoi due figli disabili, perché nel territorio di Fiuggi, in Ciociaria, non esistono strutture per giovani con disabilità.
E’ la storia di Michele Callori, ex impiegato all’ufficio postale di Fiuggi Fonte, nella zona termale della capitale turistica del Frusinate, che denuncia la difficile situazione in cui si trovano circa cinquanta giovani con gli stessi problemi dei suoi figli.
La moglie, a un certo punto, non è più riuscita ad andare avanti da sola e lui, l’anno scorso, è stato così costretto a lasciare il lavoro, ben retribuito e a poche centinaia di metri dalla sua abitazione, per dedicarsi ai due figli disabili, un giovane di 31 anni e una ragazza di 23.
«Mia moglie - racconta Callori - non ce la faceva più a gestire bene la situazione e ho quindi dovuto lasciare il lavoro che mi garantiva una buona retribuzione, peraltro vicino a casa. Ho verificato diverse situazioni analoghe alla mia e mi sono reso conto del forte disagio che esiste a Fiuggi e nei paesi limitrofi. Ho interpellato le istituzioni locali e bussato a tante porte, ma non ho trovato alcuna soluzione. Nessun aiuto concreto».
In tutto il comprensorio sono 46 i ragazzi disabili tra i Comuni di Fiuggi, Trevi nel Lazio, Torre Cajetani, Filettino e Trivigliano. Per individuare una struttura dove garantire assistenza e attività ricreative, i genitori hanno deciso di costituire un’associazione. Ora la speranza è tutta nel convento dei frati Cappuccini a Fiuggi, lungo la strada per gli Altipiani di Arcinazzo, messo a disposizione da padre Mario Fucà, che ha aperto le porte della struttura religiosa. Lì dovrebbe aprire un centro diurno, che si sta cercando di realizzare con il distretto socio-assistenziale «A» di Alatri, comune capofila. « Qui – dice Michele Callori – non esiste nulla. Dopo la scuola i nostri ragazzi devono restare nelle loro abitazioni, senza alcun aiuto. In molti casi, le mamme hanno anche difficoltà a lasciare i figli solo per andare a fare la spesa. In altre zone,viceversa, esistono centri ben funzionanti».
Per trovare una via d’uscita si sono fatti illustrare anche il progetto dell’Anffas di Subiaco, nella vicina valle Aniene, che da ventinove anni assiste, con buoni risultati, numerosi giovani diversamente abili del comprensorio. «Nel nostro territorio invece – prosegue Callori – sembra che i ragazzi disabili debbano risolvere i problemi da soli. In sei mesi di esperienza mi aspettavo di trovare solidarietà, altruismo e disponibilità, ma ho trovato solo egoismo e insensibilità. Il risultato è che oggi – conclude - quarantasei ragazzi sono lasciati soli, abbandonati ed emarginati». Una storia che deve far riflettere e che attende una risposta.