Lancia l'allarme insieme a molti illustri colleghi il direttore della Rems di Subiaco realizzata all'interno dell'Ospedale Angelucci, Giuseppe Nicolò.
In un documento pubblicato su Quotidiano Sanità, firmato tra l'altro da Massimo Biondi, Ordinario di Psichiatria Università la Sapienza Roma, da Massimo Digiannantonio, Ordinario di Psichiatria Chieti e da Rinaldo Perini, Direttore UOC DSM G1 G2 Asl Roma G ed il suo collega Enrico Pompili, Direttore UOC DSM G5 G6 Asl Roma G, si evince infatti una serie di forti preoccupazioni che riguardano le Residenze per l'Esecuzione delle Misure di Sicurezza (rems).
Questi specialisti affrontano le criticità che le Rems stanno manifestando: si è proceduto alla pressoché definitiva chiusura dei famigerati Ospedali Psichiatrici Giudiziari.”, scrivono nel documento spiegando che “Le REMS sono istituzioni del Ssn, gestite in toto da operatori sanitari, e dove non vi è personale interno di polizia penitenziaria. Alle Prefetture, con una formula generica, è affidata la vigilanza esterna, verosimilmente per impedire le evasioni”.
Il sistema è pensato per pazienti psichiatrici gravi, come quelli affetti da psicosi, schizofrenia, gravi disturbi bipolari e disturbi schizoaffettivi, proseguono gli specialisti ed il direttore Nicolò che insistono su questo punto argomentando che i non imputabili sono anche quei pazienti con grave ritardo mentale, dementi iniziali, pazienti con sindromi psicorganiche e gravi disturbi di personalità. Per le prime tre categorie di soggetti, affermano questi esperti, però di solito sono concepibili collocazioni alternative presso strutture specializzate per questo tipo di patologie.
Ciò ha dato luogo, proseguono nel documento, ad un crescendo di accessi alle misure di sicurezza di persone che sono affette da gravi disturbi di personalità, di solito borderline, antisociale paranoideo o schizotipico, ma dove vi è, simultaneamente anche un rilevante aspetto psicopatico.
Viene anche puntato il dito sul livello di sicurezza delle Rems, insufficiente a detta dei sottoscrittori del documento.
“Le REMS […] corrispondono al massimo a strutture che universalmente si definiscono a sicurezza intermedia (medium security).
Lo schematismo giuridico che ha condotto all’attuale situazione della gestione dei pazienti psichiatrici non appare essere stato concepito per la sottopopolazione di pazienti con malattia mentale e psicopatia [..] le quali, tuttavia, sia il sistema sanitario sia quello giudiziario si troveranno a dover gestire.
Queste persone, affermano preoccupati, non trovano una collocazione adatta nelle REMS: sono intolleranti alle regole, minacciosi e oppositivi verso il personale, spesso entrano in conflitto con gli altri degenti, i quali sono esposti al rischio di violenza da parte di questi soggetti, cercano di evadere o più eufemisticamente di allontanarsi, o di introdurre sostanze o altro nelle REMS e non hanno una effettiva prospettiva di cura. L'alta intensità assistenziale prevista nelle REMS non ha, come già evidenziato, alcuna efficacia per questi soggetti.
Sarebbero meglio gestiti in ambiente penitenziario o in strutture apposite, come avviene in quasi tutta Europa”.
La attuale normativa non prevedendo alcuna struttura ad alta sicurezza, ha stabilito che tali pazienti nel nostro paese non esistono, anche se sarebbe sufficiente una presa d’atto di alcuni fatti di cronaca per capire che invece, anche se scarsamente numerosi, queste persone costituiscono un potenziale devastante per la sicurezza pubblica con serio rischio di allarme sociale e possibile mutamento dell’opinione pubblica rispetto a queste problematiche.
Le condotte di queste persone fanno sì che gli operatori siano prevalentemente impegnati su questi soggetti che sono anche quelli che hanno meno possibilità di riabilitazione. Provocano incidenti che hanno un effetto profondamente stressante sugli altri pazienti e sul personale. Creano un clima di insicurezza e macchinosità e tendono a intimidire e a esporre a violenza personale proprio quei pazienti affetti da patologia psichiatrica grave che proprio la attuale riforma voleva tutelare.
Comunque sia, di fatto, queste persone ripropongono in pieno il problema della cronicità delle condotte aggressive che, invece, si voleva superato dall’insieme di norme che hanno condotto allo smantellamento degli OPG.
Va riconosciuto che vi è un sottogruppo di persone, piccolo, verosimilmente ancora più piccolo dei posti effettivamente progettati per le REMS, che non è gestibile in un trattamento comunitario dove non siano stabilite regole ipercoerenti, un sistema di controllo e protezione ovvero vi sia una effettiva sicurezza all’interno della struttura, con la consapevolezza che si ha a che fare con una piccola categoria di persone affette da malattia mentale grave che, purtroppo, sono anche cronicamente violente e per le quali non abbiamo trattamenti efficaci, ma dove al massimo possiamo sperare di ottenere una remissione degli aspetti maggiormente problematici tramite un rigido apprendimento di regole chiare e inderogabili. Sinteticamente questo concetto può essere tradotto con struttura ad alta sicurezza e ad alta sorveglianza.
I pazienti gravi con aspetto psicopatico hanno bisogno di un percorso differenziato che non è identificabile nelle attuale strutturazione delle REMS, ma presentano peculiarità che per sicurezza e coerenza trattamentale non sono allo stato realizzabili nelle REMS, concludono questi specialisti.