Scendono sul sentiero di guerra alcuni Comuni della Valle dell'Aniene contro Acea. Infatti Agosta, Arsoli, Marano Equo e Roviano insieme a quelli di Canale Monterano, Capena, Civitavecchia, Ladispoli ed al Vicesindaco di Città Metropolitana di Roma Capitale hanno disertato volutamente l'Assemblea della Conferenza dei Sindaci di Acea Ato 2 disconoscendo l'Autorità di Ambito governato da Acea e, in linea con la posizione assunta dai loro colleghi amministratori hanno ribadito la contrarietà all'ipotesi di fusione ed hanno inoltre posto l'accento sul contenzioso in corso con la Regione Lazio che ha diffidato le otto amministrazioni in parola, secondo quanto disposto dal famigerato "Sblocca Italia", a trasferire le infrastrutture idriche al gestore unico del servizio Acea s.p.a.
I primi cittadini affermano che inoltre la fusione è in netto contrasto con la L.R. n. 5/2014 che impone la ridefinizione di ambiti di bacino idrografico più limitati, e che quindi va rispedita al mittente.
Il contenzioso sta entrando ormai nel vivo ed il prossimo 15 marzo 2016 è fissata l'udienza innanzi al Tar del Lazio, investito della annosa questione; il ricorso presentato al giudice amministrativo, oltre a fondarsi sulla violazione della L.R. n. 5/14, solleva questioni di costituzionalità inerenti la coerenza dello "Sblocca Italia" rispetto alla volontà referendaria, l'invasione di ambiti di riserva legislativa delle Regioni e la violazione di precetti comunitari. Gli otto comuni "ribelli" hanno ancora in carico la gestione del loro servizio idrico e stanno opponendo ogni tipo di resistenza per scongiurare il passaggio ad Acea, forti anche delle numerose problematiche e degli esosi costi che i cittadini sono costretti a sopportare dove il servizio idrico è gestito dalla stessa Acea. E' una battaglia politica trasversale, legata al territorio e che non lascia spazio alle appartenenze "di partito". Abbiamo più volte confidato in un intervento deciso e netto della Regione Lazio e del Presidente Zingaretti, da un lato costretti dallo "Sblocca Italia" a diffidare i Comuni che ancora non hanno trasferito il loro servizio idrico ma dall'altro forti di una Legge Regionale importante che ha recepito la volontà popolare del referendum del 2011 e che, se attuata, consentirebbe la risoluzione della "vexata quaestio" in favore degli interessi dei cittadini.
I sindaci di questi comuni hanno quindi scelto la linea dura ed in una lettera hanno spiegato il loro gesto affermando di “non voler legittimare anche con la sola propria presenza, l'attuale Assemblea dei Sindaci”.